Politiche monetarie e fiscali divergenti: quando le banche centrali e i governi vanno in direzione opposta

L’inflazione non accenna a rallentare la sua corsa, e nel tentativo di far fronte alla crescita vertiginosa dei prezzi le istituzioni stanno adottando una serie di misure eccezionali. Il quadro che si sta delineando in questo momento vede una divergenza tra le politiche monetarie restrittive adottate dalle banche centrali, che dagli Usa all’Europa hanno avviato un ciclo di rialzi sostenuti dei tassi, e le decisioni dei governi, che invece, almeno nel Vecchio Continente, stanno andando nella direzione opposta.

GOVERNI E BANCHE CENTRALI IN DIREZIONE OPPOSTA

Vediamo cosa significa. In Europa i consumatori sono già fortemente sotto pressione: mancano i soldi per far fronte ai rincari provocati dall’inflazione, così le famiglie non riescono a pagare le bollette e le aziende rischiano la chiusura, anche temporanea, a causa dei costi di produzione aumentati in maniera esponenziale.

Di conseguenza i governi stanno iniziando ad adottare politiche fiscali espansive, che vanno in senso contrario rispetto alle politiche monetarie restrittive adottate dalle banche centrali: le recenti decisioni prese dai governi tedesco e britannico, ad esempio, hanno infatti lo scopo di sostenere l’economia e quindi con ogni probabilità provocheranno un ulteriore aumento dell’inflazione..[/vc_column_text]

LA CONTROVERSA RIFORMA FISCALE BRITANNICA

In Inghilterra l’esecutivo della nuova premier Liz Truss ha esordito varando una radicale riforma fiscale, che elimina di netto l’aliquota del 45% per la tassazione dei redditi più alti (ovvero quelli sopra le 150mila sterline all’anno) favorendo così i super ricchi con benefici molto limitati per i redditi medio-bassi, che sono in realtà quelli più colpiti dall’aumento del costo della vita.

Una manovra talmente controversa, specie in un momento così complicato per l’economia britannica, che non è durata molto a lungo. Dopo pochi giorni, infatti, lo stesso ministro delle Finanze, il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, ha dovuto annunciare un dietrofront: l’annuncio del taglio radicale delle tasse per i ricchi aveva infatti provocato un’eccezionale turbolenza sui mercati, con la sterlina precipitata al valore più basso degli ultimi 38 anni.

SUL GAS LA GERMANIA VA DA SOLA

Ha suscitato forti polemiche anche il piano da 200 miliardi di euro annunciato dal governo tedesco per far fronte al caro energia: Berlino punta così a sostenere la sua economia assicurandosi l’approvvigionamento di gas a qualsiasi prezzo.

La mossa è stata molto criticata a livello europeo perché si è trattato di una decisione presa dalla Germania in autonomia, senza coordinamento con gli altri Paesi membri dell’UE, e che porta con sé il rischio di ulteriori aumenti dei prezzi. Tanto che il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, a margine dell’ultima riunione dell’Ecofin, ha dovuto parlare di “un malinteso”, precisando che le misure adottate sono “mirate e temporanee” perché “riguardano il 2022, 2023 e 2024”, e che comunque il pacchetto “è proporzionato, perché tiene conto delle dimensioni e della vulnerabilità dell’economia tedesca”.

DIVERGENZE E POLEMICHE IN EUROPA

Le decisioni di Londra e Berlino – e le relative polemiche – descrivono con efficacia il quadro che si sta delineando, con le due politiche sempre più divergenti: quelle monetarie delle banche centrali, che alzano i tassi a ritmo sostenuto per provare a ridurre l’inflazione, e quelle fiscali dei governi, che in questa fase dovrebbero essere più caute, ma in realtà stanno diventando sempre più espansive, perché le economie stanno dando troppi segnali di difficoltà.

Una divergenza che caratterizza in particolare l’Europa, per una ragione di fondo: nel Vecchio Continente il problema principale riguarda il mercato energetico e le conseguenze della guerra sui prezzi. Negli Usa, dove pure l’inflazione è ai massimi da decenni, il contesto è diverso perché alla base c’è un grave problema di domanda: i salari continuano a salire e i consumi, nonostante i rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, continuano a essere sostenuti.

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