Un rialzo come non si vedeva dal 2009: nella riunione del 27 ottobre la Banca centrale europea ha disposto il terzo rialzo consecutivo per i tassi di interesse, che sono saliti di 75 punti base. Ora i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso l’Eurotower si sono portati rispettivamente al 2%, al 2,25% e all’1,50%.
ALTRI RIALZI, MA NON SI SA QUANDO
Una decisione che vuole puntare a raggiungere l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% a medio termine, come ribadito dalla Bce nella nota diffusa sulle decisioni. Il consiglio direttivo, precisa però il comunicato, “definirà l’andamento dei tassi di riferimento in futuro in base all’evolvere delle prospettive per l’inflazione e l’economia, riflettendo un approccio secondo il quale le decisioni sui tassi vengono definite di volta in volta a ogni riunione”. La Bce ha fatto sapere di voler procedere con altri rialzi, senza però specificarne l’entità.[/vc_column_text]
UN ATTEGGIAMENTO PIÙ ACCOMODANTE
E proprio questo orientamento ha portato i mercati a reagire con un aumento dei prezzi dei principali asset: dalla riunione della Bce è infatti emerso che da ora in avanti l’atteggiamento dell’istituto di Francoforte sarà più accomodante rispetto a quello tenuto nei mesi scorsi, e questo ha portato i prezzi a salire nonostante il rialzo di ben 75 punti base.
L’ULTIMO GRANDE RIALZO DEL CICLO?
La Bce, ha sottolineato Anna Stupnytska, global economist di Fidelity International, “continua a trovarsi di fronte a un forte compromesso tra un’inflazione elevata, che rimane ai massimi storici, e un rapido deterioramento delle prospettive economiche, con una recessione incombente all’orizzonte”. Per l’esperta, quindi, quello della scorsa settimana “probabilmente sarà l’ultimo grande rialzo di questo ciclo, seguito da aumenti dei tassi più contenuti e da una pausa anticipata, o addirittura dall’abbandono dell’inasprimento, rispetto alle aspettative”. Il percorso della Bce da qui in avanti, ha aggiunto l’economista, sarà determinato “da molteplici variabili”, tra cui l’”incertezza sulle prospettive macro europee”, che rimane “molto elevata”, e soprattutto dall’entità e dalla composizione delle risposte fiscali che, insieme agli sviluppi dell’euro e degli spread dei Paesi periferici determineranno” le scelte dell’istituto centrale da qui in avanti.
UN NUOVO RIALZO A DICEMBRE
Una lettura condivisa da altri esperti. “Ci aspettiamo che la Bce rallenti il ritmo dei rialzi dei tassi, aumentando ‘solo’ di altri 50 punti percentuali a dicembre e raggiungendo un tasso di deposito del 2% entro la fine dell’anno”, ha osservato Altaf Kassam, Emea head of investment strategy and research di State Street Global Advisors. Nell’insieme, ha spiegato Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, “è diventato molto chiaro che il consiglio direttivo della Bce rimane su una traiettoria di stretta, ma l’entità e la velocità dei futuri rialzi dei tassi sono meno certe”. Per l’esperto “la riunione della Bce conferma a nostro avviso che la maggior parte dell’aumento (già 200 punti base cumulativi al momento) è alle nostre spalle”.
IL RISCHIO RECESSIONE FA FRENARE LA BCE
Le previsioni di Wolburg sono di “una recessione nell’area euro, contrariamente all’attuale proiezione della Bce” e per questo l’esperto vede “un margine di manovra per la banca centrale per ridurre l’entità di ulteriori rialzi dei tassi anche in questa prospettiva. Un altro aumento del tasso di 50 pb a dicembre e altri 50 pb nel primo trimestre del 2023 ci sembrano ancora molto probabili e continuiamo a vedere il picco del tasso di riferimento al 2,5%”. La risposta del mercato alla riunione, ha ricordato Wolburg, “è stata molto accomodante con rendimenti ed euro in calo, oltre a un restringimento degli spread delle obbligazioni non core dell’area dell’euro. Infatti, subito dopo la riunione il mercato ha scontato alcuni rialzi dei tassi. Nel complesso, i rischi per le prospettive sui tassi della Bce appaiono ora più equilibrati”.