Il calo dell’inflazione: i nuovi dati aggiornati
Prosegue il calo dell’inflazione nell’Eurozona e negli ultimi giorni sono emersi i nuovi dati ufficiali, davvero molto positivi per gli investitori.
Il problema principale degli ultimi tempi, riguardava proprio l’inflazione, arrivata ormai alle stelle, mentre ora si intravede finalmente la luce in fondo al tunnel. Secondo la stima più recente diffusa da Eurostat, a ottobre il tasso annuo nei venti paesi europei è sceso al 2,9%, rispetto al 4,3% di settembre e al 5,2% di agosto. Il calo stimato per ottobre riporta il tasso medio dell’inflazione nei Paesi dell’Eurozona al livello più basso registrato da luglio 2021. Se l’inflazione scende, non sarà più necessario alzare i tassi di interesse.
Analizzato anche il PIL (Prodotto Interno Lordo), che è arrivato a sfiorare lo zero in Germania, è possibile che i tassi non solo resteranno invariati, ma addirittura potrebbero scendere. Una notizia importante e positiva per tutti gli investitori obbligazionari, che vedranno i prezzi di obbligazioni ed ETF obbligazionari (fondi d’investimento quotati in borsa) risalire.
Escludendo l’energia, Il tasso registrato in Italia è ufficialmente il più basso nei venti Paesi della zona euro, ad eccezione di Belgio e Olanda, dove la crescita dei prezzi è stata negativa, attestandosi rispettivamente a -1,7 e -1%. Le stime riportano un calo anche per la Germania, al 3% contro il 4,3% di settembre, e la Francia, al 4,5% rispetto al 5,7% del mese precedente. Attendiamo però il 17 novembre, data in cui Eurostat dovrebbe divulgare la sua analisi definitiva a riguardo.
Le novità non sono finite, anche la Federal Reserve ci sorprende
La seconda buona notizia riguarda la Fed – Federal Reserve, che ha lasciato invariati i tassi di interesse, almeno per ora. Per la seconda volta da quando è iniziato l’attuale ciclo rialzista dei tassi, la Banca Centrale degli Stati Uniti è arrivata alla conclusione di non procedere con ulteriori rialzi. I tassi di riferimento restano quindi compresi tra il 5,25% e il 5,50%. In futuro non è detto restino invariati, ma durante la conferenza stampa, Jerome Powell, presidente della Federal Reserve dal 2018, ha lasciato intendere che saranno improbabili ulteriori rialzi. Possiamo ipotizzare di essere arrivati dunque all’apice dei rialzi dei tassi di interesse. Dopo la diffusione di questi dati e le dichiarazioni della Federal Reserve, il mercato è salito in modo impulsivo, in particolare quello delle obbligazioni lunghe e il mercato azionario. Per contenere l’inflazione, Powell ha ribadito che sarà necessario un rallentamento della crescita e del mercato del lavoro.
Il comunicato stampa della Fed afferma che “è probabile che le condizioni finanziarie e creditizie più rigide per le famiglie e le imprese pesino sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione“. La Federal Reserve dunque, ha deciso di non aumentare i tassi, ma ha avvertito ancora una volta che resteranno alti nel lungo periodo.
Una panoramica sul Regno Unito
La Bank of England deve ancora confermare i tassi sui livelli attuali, visto che le pressioni sui prezzi si allentano e l’attività economica si indebolisce. Il mercato valuta una nuova pausa dei tassi al 93%, dopo che la Bank of England a settembre ha messo improvvisamente fine a una serie di rialzi consecutivi. L‘inflazione britannica si era confermata al 6,7% a settembre, invariata rispetto al mese precedente. Nonostante questo, i prezzi continuano il loro percorso in discesa e la prospettiva di crescita economica resta debole.