Il fallimento di Ftx, la piattaforma diventata il terzo exchange mondiale di criptovalute in volumi, sarà ricordato come uno dei più eclatanti crac della storia della finanza. Qualcuno lo ha definita la “Lehman Brothers delle crypto”, ma per le modalità con cui è avvenuto il crollo della creatura di Sam Bankman-Fried ricorda più da vicino altri notissimi casi di bancarotta come Parmalat ed Enron. Non a caso, il nuovo amministratore delegato di Ftx è l’esperto di bancarotte fallimentari John Ray, che si occupò in passato anche di Enron.
UNO SCENARIO SCONCERTANTE
Cosa hanno in comune queste società così lontane nel tempo e nello spazio? In tutti e tre i casi gli investitori hanno pagato la condotta allegra degli amministratori, incapaci di contenere la loro smania di far soldi e a cui a un certo punto la situazione è sfuggita di mano. Come ha sintetizzato lo stesso Ray, il crollo di Ftx ha svelato uno scenario a dir poco sconcertante.
La società ha prestato al suo stesso fondatore Bankman-Fried più di un miliardo di dollari per “uso personale”, mentre a un altro manager, Nisham Singh, è stata prestata una somma pari a poco più di 500 milioni di dollari. Inoltre, Ftx ha usato i fondi dei clienti per comprare le case dove abitavano i dipendenti alle Bahamas, dove la società aveva sede.
Non solo: non esiste un registro ufficiale dei dipendenti, che quindi potrebbero essere molti di meno di quanto dichiarato. Non esistono nemmeno libri contabili o registrazioni degli asset depositati dai clienti, né sistemi di gestione di cassa: le decisioni venivano prese attraverso un’app che autodistruggeva tutte le comunicazioni dopo un certo periodo di tempo. Inoltre, Ftx si era dotata di un software per nascondere gli abusi commessi con i fondi dei clienti.
1 MILIONE DI CLIENTI CHE RISCHIANO DI PERDERE TUTTO
La società che era arrivata a una valutazione di circa 32 miliardi di dollari era quindi priva persino del più elementare sistema di scrittura contabile: una scatola vuota, che però era stata scelta da un milione di clienti, vittime di quello che appare come uno dei peggiori casi di frode di tutti i tempi.
Il fallimento di Ftx ha trascinato a fondo anche il Bitcoin, che già era malmesso: la quotazione della più importante e nota criptovaluta al mondo è crollata sotto i 16.500 dollari, ai minimi dal 2020. Quello di Ftx è il terzo crash di quest’anno nel mondo delle criptovalute, dopo il crollo della stablecoin Terra a maggio e la bancarotta, a luglio, della società di prestiti in criptovalute Celsius, che aveva quasi 1,8 milioni di utenti.
MANCA UNA REGOLAMENTAZIONE PER IL SETTORE DELLE CRYPTO
I problemi principali riguardano adesso chi ha investito in Ftx o nel token FTT emesso dalla piattaforma di Sam Bankman-Fried: clienti e soci rischiano di non rivedere più il loro denaro. Il mondo delle valute digitali non è regolato dai meccanismi di controllo della finanza tradizionale e questo espone gli investitori a rischi elevatissimi.
Il caso di Ftx è l’ennesima prova della necessità di intervenire urgentemente per regolamentare i cripto asset, perché gli investitori si muovono in una sorta di Far West in cui la mancanza di trasparenza impedisce di valutare appieno il rischio a cui si espongono. Nel frattempo, il consiglio per chi si vuole accostare a questo tipo di investimenti è solo uno: se proprio si desidera avvicinarsi al mondo delle criptovalute bisogna farlo con la massima prudenza e soprattutto mai da soli, ma sempre avvalendosi del supporto di un professionista della consulenza.