Come ampiamente previsto dai mercati, la prima settimana di maggio ha portato con sé nuovi rialzi dei tassi d’interesse: sia negli Usa che in Europa, la Federal Reserve e la Banca centrale europea hanno ritoccato al rialzo il tasso di riferimento di un altro 0,25%. Tuttavia, da questo momento in poi le strade delle due banche centrali potrebbero divergere.
NEGLI USA LA FED PREPARA UNA PAUSA
Negli Stati Uniti i vertici della Federal Reserve hanno fatto intendere che presto potrebbe esserci una pausa nel ciclo rialzista. Dall’altra parte dell’Atlantico, infatti, l’inflazione sta rallentando, toccando i minimi da due anni a questa parte: si fa quindi sempre più concreta l’ipotesi che la Fed, già nella prossima riunione di giugno, possa decidere di interrompere il percorso dei rialzi. Anche a Francoforte la Bce ha lasciato intravedere la possibilità che la stretta sulla politica monetaria finisca a breve: ma l’Eurotower, tramite la presidente Christine Lagarde, ha precisato che “c’è ancora tanta strada da fare” e che i tassi resteranno alti a lungo.
IN EUROPA LA STRADA POTREBBE ESSERE UN’ALTRA
In Europa, infatti, l’ultimo rialzo è stato di 25 punti base, la metà rispetto ai 50 punti ipotizzati all’inizio dal consensus degli analisti. Almeno a parole in Europa l’atteggiamento dei banchieri centrali è meno accomodante: in realtà, gran parte degli osservatori ritiene improbabili ulteriori rialzi dei tassi, perché i dati economici iniziano a peggiorare e i tassi elevati hanno già causato una contrazione dei prestiti.“Anche se la Bce non ha ancora finito il suo lavoro sui tassi di interesse, la fine del ciclo rialzista si sta avvicinando”, ha spiegato in un’intervista il governatore della Bundesbank e membro del board della Bce, Joachim Nagel, che ha comunque precisato: “Non abbiamo ancora finito con l’aumento dei tassi, resta del lavoro da fare e dobbiamo continuare a essere determinati”.
NEL VECCHIO CONTINENTE PERMANGONO RISCHI DI INFLAZIONE ELEVATA
Una linea condivisa dalla presidente Christine Lagarde, secondo cui permane “molta incertezza” a causa della guerra in Ucraina e “ad alcuni segnali emergenti di debolezza nella domanda del manifatturiero”. Per Lagarde non è in vista uno scenario di recessione per il 2023, ma permangono “fattori che possono indurre significativi rischi al rialzo per le prospettive di inflazione”. Per questo bisogna essere “estremamente attenti a questi potenziali rischi, in particolare in relazione agli aumenti salariali in vari Paesi europei”.
DOPO UN ANNO E MEZZO SI VEDE LA FINE DEL CICLO RIALZISTA
Fatti tutti i dovuti distinguo, soprattutto in merito all’Europa, il mercato sta iniziando a scontare la fine del ciclo di rialzi, iniziato un anno e mezzo fa e che ha portato al calo di tutti i prezzi delle obbligazioni. A metà del 2023 possiamo quindi intravedere la fine di questo lungo ciclo rialzista, che ha visto i tassi salire in maniera eccezionalmente rapida in Europa e negli Usa, nel tentativo di far fronte alla crescita dell’inflazione.
ATTENZIONE AI PREZZI DELLE OBBLIGAZIONI
Se davvero fosse così, questo dovrebbe essere il momento migliore per acquistare obbligazioni. Nel caso in cui si fermasse il ciclo di rialzi dei tassi di interesse i prezzi dei bond smetteranno di scendere e anzi potrebbero velocemente risalire, non appena i tassi dovessero ridursi. Se questo scenario fosse confermato, per gli investitori sarebbe quindi il momento di mettere in portafoglio obbligazioni con scadenze più lunghe, oppure Etf su bond con scadenze più lunghe. Sono infatti questi i titoli che scendono più velocemente di prezzo quando si alzano i tassi di interesse, e viceversa: il probabile stop al ciclo rialzista potrebbe significare un rapido aumento dei prezzi di queste obbligazioni.