Tra le svariate figure, con le quali si può avere a che fare nella gestione dei propri investimenti, il private banker e il consulente finanziario indipendente sono le interfacce dirette a disposizione del cliente. È con questi esperti che l’investitore comunica e definisce il proprio piano di investimento.
Cosa fa il private banker
Il private banker, denominato in passato anche promotore finanziario o family banker, è un lavoratore dipendente di una banca o un professionista con partita Iva con un mandato di un istituto di credito, di una società finanziaria o di una società di intermediazione. Con la riforma della legislazione del 2016 il private banker ha assunto la denominazione di “consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede”. In ogni caso questa figura rimane coerentemente inserita in una struttura aziendale e il suo lavoro è vendere prodotti finanziari.
Il problema del private banker è quello di far combaciare gli interessi del cliente e la vendita dei prodotti finanziari promossi in un certo periodo dall’istituto di credito o dalla società per cui lavora. Nel caso dei private banker a partita Iva, il loro compenso è dato dalle retrocessioni sulle commissioni pagate dal cliente con l’acquisto dei prodotti finanziari. In pratica, il private banker percepisce circa un terzo delle commissioni che il cliente paga acquistando un prodotto di investimento. Da qui l’enorme conflitto di interesse di vendere il prodotto più costoso per il cliente.
Cosa fa il consulente finanziario
Il consulente finanziario indipendente invece è un lavoratore autonomo. Non fa parte di alcuna rete bancaria, non dipende da società di investimento, né di gestione del risparmio. Questo gli permette di fare esclusivamente gli interessi del cliente. La retribuzione di un consulente finanziario autonomo è definita “fee-only”, ossia a parcella, come nel caso di ogni altro libero professionista.
I motivi per i quali ci si rivolge a questa figura sono certo simili a quelli che spingono ad affidarsi a un private banker, tuttavia questa figura offre degli evidenti vantaggi rispetto al classico promotore finanziario.
Oltre a non subire conflitti di interessi, il loro operato si limita alla prestazione di una consulenza, nella definizione di una strategia di gestione di un patrimonio o, di un investimento. I consulenti finanziari autonomi, a differenza dei private banker, non si occupano di vendere prodotti finanziari. I soldi del cliente restano depositati presso l’istituto bancario di sua fiducia e le operazioni di investimento sono necessariamente disposte dal cliente stesso.