I cosiddetti five-year inflation swaps, un parametro chiave per la Banca Centrale Europea, in base al quale gli investitori prevedono l’inflazione futura nell’area dell’euro, sono scesi a poco meno dell’1,2%, il livello più basso dall’inizio del 2003.
Gli analisti dicono che l’ultimo calo del tasso, che è sceso di 0,23 punti percentuali dall’inizio del mese scorso, potrebbe costringere la BCE a lanciare maggiori stimoli monetari. Una linea d’azione che la banca centrale sta già considerando.
La settimana scorsa, il presidente della BCE Mario Draghi ha dichiarato che segue da vicino le aspettative inflazionistiche. “Stiamo prendendo la questione seriamente”, ha detto nella conferenza stampa a seguito della decisione della banca centrale di mantenere in sospeso la politica fino a giugno.
Draghi ha suggerito che i mercati sembrano essere un po’ pessimisti, osservando che probabilmente indicano molto di più di un semplice danno proveniente dalle tensioni commerciali. Tuttavia, ha aggiunto che le aspettative inflazionistiche basate sul mercato sono “certamente qualcosa di cui teniamo conto nella nostra politica”.
Anche secondo Cartsten Brzeski, economista ING, la possibilità che la Banca Centrale consideri nuovi stimoli è plausibile, poiché in passato gli annunci di nuovi stimoli della BCE hanno spesso coinciso con il forte calo delle aspettative di inflazione basate sul mercato. Della stessa opinione Frederik Ducrozet, stratega di Pictet Wealth Management, il quale ritiene che qualsiasi ulteriore forte calo degli swap inflazionistici costringerebbe alla fine una risposta più radicale. Ciò potrebbe anche includere il riavvio del programma di acquisto di obbligazioni della BCE.
Attualmente, l’inflazione è all’1,2 per cento, con le aspettative di Draghi che raggiunga quest’anno l’1,3 per cento.
Contributor: Andrea Panzitta