La Federal Reserve ha comunicato ieri che si asterrà dall’aumentare i tassi d’interesse per il resto dell’anno a fronte di un rallentamento delle dinamiche economiche negli Stati Uniti.
Al termine di una riunione di due giorni a Washington, i responsabili delle politiche monetarie statunitensi hanno deciso all’unanimità di mantenere il tasso dei Federal Funds tra il 2,25% e il 2,5%.
Mentre alla fine dell’anno scorso, le previsioni implicavano due ulteriori aumenti dei tassi d’interesse nel 2019, ora non vi è più alcuna possibilità. Questa decisione è supportata principalmente dall’abbassamento delle aspettative della crescita economica statunitense di quest’anno dal 2,3% al 2,1%.
Michelle Meyer, responsabile dell’economia statunitense presso la Bank of America Merrill Lynch, ha dichiarato che la Fed ha fissato un nuovo e più alto “limite” per gli aumenti dei tassi di interesse. Secondo Michelle Meyer, la Federal Reserve ha bisogno di essere certa che la ripresa sia realmente in corsa e che l’inflazione aumenterà.
Inoltre, l’esito dell’incontro ha suggerito che la decisione di mantenere stabili i tassi per il prossimo futuro è dovuto anche alle preoccupazioni persistenti, e forse in aumento, sui rischi associati alla Brexit e sulla disputa commerciale USA-Cina.
A questa decisione, il mercato ha reagito comprando titoli di Stato americani provocando un netto calo dei rendimenti, a scadenza a 10 anni, scendendo dal 2,61% al 2,52%. Considerando i picchi a novembre del 3,23%, i rendimenti dei titoli di Stato Usa sono letteralmente crollati.
Infine, il rally dei Treasury americani ha influenzato il resto del mercato obbligazionario globale. I rendimenti dei principali titoli governativi dell’eurozona sono tutti in netto calo. Il rendimento a 10 anni dei Btp italiani è sceso di 8 punti base, arrivando a quota 2,44%.
Contributor: Andrea Panzitta